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Zuppa inglese toscana: storia, segreti e dove assaggiarla

Un dolce fiorentino tra tradizione e leggenda

La zuppa inglese toscana è un viaggio nel cuore dolce della regione, tra arte, sapori e storia. Nata probabilmente tra Firenze e Fiesole, questa specialità racconta l’anima raffinata della pasticceria toscana e il gusto per l’eleganza medicea. Il suo colore rosso rubino, dovuto all’inconfondibile Alchermes fiorentino, accende le tavole come un’opera d’arte commestibile. Ogni cucchiaio è un piccolo itinerario tra profumi di spezie, crema pasticcera e cioccolato, un incontro tra dolcezza e memoria.   
La leggenda vuole che una governante inglese al servizio di una nobile famiglia fiorentina, nel tentativo di riutilizzare gli avanzi di biscotti e creme, abbia creato per caso questo dessert a strati. Da allora, la zuppa inglese è diventata simbolo di ospitalità e creatività toscana, protagonista di trattorie storiche, pasticcerie artigianali e persino corsi di cucina in agriturismo.  
Scoprire questo dolce significa assaporare un pezzo autentico di Toscana, dove la storia gastronomica incontra la bellezza del territorio.

Origini, curiosità e il segreto dell’Alchermes

Le origini della zuppa inglese si perdono tra Ferrara, Firenze e Siena, in un intreccio di storie e contaminazioni culinarie. C’è chi la lega al mondo anglosassone dell’English trifle, dolce a strati con crema e bagna alcolica, e chi la fa nascere nel XVI secolo alla corte degli Este di Ferrara, dove i cuochi reinterpretarono il dessert britannico usando ingredienti italiani.  
In Toscana, però, la tradizione ha dato un’impronta unica: la bagna all’Alchermes. Questo liquore rosso brillante, profumato di rosa, cannella e chiodi di garofano, è da secoli prodotto a Firenze presso la celebre Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, fondata nel 1221. Qui i frati domenicani realizzavano già nel Settecento il celebre rosolio secondo la ricetta originale del 1743, oggi ancora custodita e apprezzata in tutto il mondo.
L’uso dell’Alchermes nella zuppa inglese non è solo estetico: la sua tonalità rossa evoca il lusso delle corti medicee e regala al dolce un carattere unico. Nel corso dei secoli, ogni zona della Toscana ha sviluppato una variante: a Fiesole si preferiscono i savoiardi per la loro consistenza più marcata; a Siena e Pisa è diffuso l’uso del pan di Spagna per una resa più soffice e regolare.  
La ricetta toscana classica prevede crema pasticcera, crema al cioccolato e strati di biscotti imbevuti di Alchermes, ma le interpretazioni sono numerose. Alcune pasticcerie aggiungono granella di cioccolato o cacao amaro, altre propongono versioni più leggere o senza alcol.   
Oggi la zuppa inglese è diventata patrimonio gastronomico locale, tanto da essere citata come dolce tipico da scoprire nei tour enogastronomici della regione.
La sua storia dimostra come la Toscana sappia valorizzare le contaminazioni, trasformando un dolce “all’inglese” in un capolavoro di eleganza italiana.

Ricetta autentica e varianti regionali

Preparare la zuppa inglese toscana significa immergersi in un rito di pazienza e precisione. Per 6–8 porzioni servono circa 500 ml di latte, 4 tuorli, 120 g di zucchero, 40 g di amido di mais, cioccolato fondente, savoiardi o pan di Spagna e naturalmente Alchermes fiorentino.   
La preparazione inizia con la crema pasticcera: si scalda il latte con scorza di limone, si monta il composto di tuorli e zucchero, si aggiunge l’amido e si lascia addensare dolcemente. Una parte della crema si arricchisce con il cioccolato, ottenendo così la variante al cacao.   
I savoiardi vanno inzuppati rapidamente nell’Alchermes, mai troppo a lungo per evitare l’effetto “zuppo”.
L’assemblaggio segue un ordine armonico: strato di crema al cioccolato, strato di biscotti, crema gialla, e così via fino al bordo della coppa. Dopo alcune ore di riposo in frigorifero, il dolce raggiunge la consistenza ideale.  
Nelle campagne di Chianti e Val d’Elsa, è frequente trovare versioni monoporzione in bicchiere, perfette per degustazioni o food tour. In città come Siena o Arezzo, la zuppa inglese è servita nelle pasticcerie storiche durante i mesi autunnali e invernali, quando i dessert al cucchiaio trovano il loro momento d’oro.   
Alcuni chef contemporanei propongono varianti “light” con meno uova e zucchero, oppure bagne non alcoliche per i bambini, sostituendo l’Alchermes con sciroppo di amarena o acqua di fiori
Ogni versione conserva però lo spirito originale: stratificazione, equilibrio e profumo di spezie.  
Il risultato? Un dessert che racchiude memoria, estetica e sapore, emblema del modo in cui la Toscana trasforma la semplicità in eccellenza.

Dove gustarla in Toscana: tra Firenze, Fiesole e Siena

Chi visita la Toscana può vivere un itinerario interamente dedicato alla zuppa inglese e ai dolci tipici locali. Il punto di partenza ideale è Firenze, dove si può visitare il Museo di Santa Maria Novella e la storica Officina Profumo-Farmaceutica per scoprire le origini dell’Alchermes. Dopo la visita, una sosta in una delle trattorie del centro storico permette di assaggiare versioni artigianali del dolce, spesso servite in coppa o fetta.   
Proseguendo verso Fiesole, il borgo sulle colline fiorentine, si entra nella leggenda: qui, secondo i racconti popolari, nacque la prima zuppa inglese “toscana”. Dalla terrazza del Belvedere si può godere di una vista mozzafiato su Firenze gustando una monoporzione fresca del dessert, magari abbinata a un bicchiere di Vinsanto.  
A Siena, patria di dolci simbolo come il panforte, la zuppa inglese trova spazio nei menù degustazione dei ristoranti tipici, soprattutto in autunno. Anche a Pisa e Livorno, le pasticcerie artigianali propongono varianti con bagna più leggera e crema al cioccolato fondente.  
Durante i food tour e le cooking class organizzate negli agriturismi, i viaggiatori imparano a bilanciare la bagna e a stratificare le creme, portando con sé una ricetta intrisa di tradizione.   
Il dessert si abbina perfettamente a un espresso, a un calice di Vinsanto o, per chi ama i contrasti, a un rosolio locale.   
La zuppa inglese toscana rappresenta così un ponte tra cultura e gastronomia, tra passato e presente, tra gusto e territorio.   
Un assaggio basta per capire perché questo dolce “inglese” parli un linguaggio tutto toscano: quello della bellezza, della memoria e dell’eccellenza artigiana.

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