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Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano: leggende e visita

Un capolavoro medievale tra storia e mistero nella valle del Serchio

Nascosto tra le dolci colline lucchesi e il corso del fiume Serchio, il Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano, noto anche come Ponte della Maddalena, è uno dei luoghi più iconici e suggestivi della Toscana settentrionale. La sua sagoma asimmetrica e la spettacolare campata principale sembrano sfidare le leggi della fisica, tanto da alimentare leggende tramandate nei secoli. Visitare questo ponte significa compiere un viaggio tra architettura medievale, paesaggi naturali e tradizioni popolari, dove ogni pietra racconta la fatica e l’ingegno degli antichi maestri costruttori. Situato nel cuore della Media Valle del Serchio, a pochi chilometri da Lucca, è un punto di riferimento per viaggiatori, fotografi e curiosi attratti dal suo fascino senza tempo.

Le leggende del Ponte del Diavolo: tra ingegno umano e superstizione

Secondo la tradizione orale locale, il Ponte del Diavolo deve il suo nome a una leggenda affascinante che racconta di un patto tra il Diavolo e il capomastro incaricato della costruzione. Si dice che l’opera fosse così complessa da sembrare impossibile da completare, tanto che l’uomo, disperato, chiese aiuto a Satana, promettendogli l’anima del primo essere che avrebbe attraversato il ponte. Terminata la costruzione, il capomastro, pentito, seguì il consiglio del parroco del paese: invece di una persona, fece passare un cane bianco, ingannando così il Maligno, che furioso si gettò nelle acque del Serchio per non riemergere mai più.

Questa è solo una delle molte varianti della leggenda. In alcune versioni il protagonista è San Giuliano l’Ospitaliere, in altre un maiale attirato da una mela, ma il messaggio resta sempre lo stesso: l’astuzia dell’uomo riesce a sconfiggere la forza del male. Persino la nobildonna Lucida Mansi, celebre figura del folclore lucchese, è stata associata al ponte: secondo una storia romantica e oscura, avrebbe stretto un patto con il Diavolo per conservare la sua bellezza, pagando il prezzo con l’anima.

Queste narrazioni hanno contribuito a rendere il ponte un simbolo non solo architettonico ma anche spirituale, dove sacro e profano si intrecciano. Chi percorre il camminamento in pietra, soprattutto nelle prime ore del mattino o al calar del sole, racconta di sentire un’atmosfera sospesa, quasi magica. Le acque calme del Serchio riflettono gli archi asimmetrici creando uno spettacolo naturale che alimenta l’immaginazione e il mito.

Storia e architettura: l’ingegno medievale in equilibrio sulla valle

Oltre alle leggende, il Ponte della Maddalena è un autentico capolavoro di ingegneria medievale. La struttura originaria risale all’epoca della contessa Matilde di Canossa (XI secolo), ma l’aspetto attuale si deve ai lavori promossi da Castruccio Castracani, signore di Lucca, nel XIV secolo. Conosciuto per la sua forma “a schiena d’asino”, il ponte è composto da più arcate asimmetriche che culminano nella campata centrale, la più ampia e spettacolare.  
La campata principale misura circa 37,8 metri di luce e oltre 18 metri di altezza, sostenuta da spalle ancorate alla roccia: proporzioni che lo rendono un unicum nel panorama europeo. Nel corso dei secoli, il ponte ha subito restauri significativi, in particolare dopo la piena del 1836 e agli inizi del Novecento, quando fu aperto un piccolo arco laterale per permettere il passaggio della ferrovia Lucca–Aulla.  
Il nome alternativo, “Ponte della Maddalena”, deriva dalla presenza di un antico oratorio dedicato a Santa Maria Maddalena situato sulla sponda orientale. Oggi il ponte è tutelato come bene di interesse culturale ai sensi del Codice dei Beni Culturali e rappresenta uno dei simboli identitari della Media Valle del Serchio.  
Camminando sul ponte, si percepisce la sapienza costruttiva dei maestri lapicidi medievali: l’uso della pietra locale, la curvatura degli archi e l’inclinazione del percorso testimoniano una perfetta fusione tra funzionalità e estetica. 

Come visitare il Ponte del Diavolo: itinerario e consigli utili

Il Ponte del Diavolo si trova a soli 25 chilometri da Lucca, lungo la Strada Statale 12 dell’Abetone e del Brennero, ed è facilmente raggiungibile sia in auto sia con i mezzi pubblici. Chi viaggia in treno può scendere alla stazione di Borgo a Mozzano e proseguire a piedi per circa dieci minuti fino al ponte, godendo del paesaggio fluviale e dei riflessi del Serchio. L’accesso è gratuito e riservato ai pedoni: si consiglia di indossare scarpe comode e prestare attenzione alla pendenza, soprattutto in caso di pioggia.

Il momento migliore per la visita è la mattina presto o il tramonto, quando la luce radente esalta le sfumature della pietra e crea riflessi spettacolari nell’acqua. Dalla riva opposta si può scattare la celebre fotografia che incornicia l’intera sequenza di archi, mentre dal centro del ponte si apre una visuale panoramica sulla valle.

Chi desidera ampliare l’escursione può abbinare la visita a tappe nei borghi circostanti, come Bagni di Lucca, nota per le sue terme e i ponti storici, o Barga, inserita tra i “Borghi più belli d’Italia”. L’area è inoltre attraversata da percorsi escursionistici collegati alla Via del Volto Santo e alla Via Francigena, ideali per chi ama il turismo lento e culturale.

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